domenica 12 ottobre 2014

A. C. 3

Passammo insieme praticamente tutto il tempo, nelle settimane a seguire. Come ho detto, non riuscì mai veramente a risvegliarla dal suo stato catalettico, sebbene ci provai molte volte. Non si può comunque dire che non ebbe luogo un certo miglioramento, per lo meno rispetto alla situazione di totale apatia in cui l’avevo trovata quel giorno al mio tavolo. Innanzitutto, e me ne accorsi fin da subito portandola in camera, si trovava decisamente più a suo agio negli ambienti dominati dalla Polvere, piuttosto che quelli in cui regnava il Fumo. Appena entrati in camera il suo viso si distese notevolmente e il pallore cadaverico si attenuò; si avvicinò con un sorriso malinconico al letto e vi si distese. Dormì un sonno calmo e sereno fino a sera, e quando si svegliò, poco prima che scendessimo per cenare, mi guardò sorridendo. Mi riconosceva per la prima volta. Mi abbracciò e mi disse molte cose che non riferirò qui, fu un momento quasi emozionante.
Quando scendemmo per la cena però mi accorsi che era nuovamente molto pallida, e il suo sguardo era a tratti inquieto e a tratti perso nel vuoto, tra le spirali del Fumo, e guardandola di nascosto mentre mangiavo la sorprendevo spesso assorta nella contemplazione dello stesso triangolino di tappezzeria che aveva tanto a lungo scrutato la mattina. Capii subito che il Fumo non le faceva affatto bene. Nei giorni successivi insistetti infatti in direzione affinché le fosse concesso di desinare in camera, e alla fine riuscì ad ottenere questo strappo alle Regole, a patto che mi assumessi personalmente la responsabilità di controllare che le Tre Sigarette prima dei pasti venissero regolarmente fumate. Purtroppo quella era una Regola che non poteva essere elusa in nessun caso. Figuratevi che nel corso di quella prima giornata mi ero dovuto prendere la briga di svegliarla all’ora di pranzo per farle fumare in qualche modo quella maledetta Sigaretta, prima di poterla nuovamente lasciare al sonno ristoratore. Il direttore si era presentato personalmente, aveva bussato alla porta con insistenza, e non aveva voluto sentire ragioni riguardo a quella faccenda.
Comunque sia, in pochi giorni si sentì decisamente meglio, tant’è che verso la fine della settimana facemmo l’amore per la prima volta e devo dire che fu una bella distrazione dalla desolazione di quella città. Da quel momento in poi e per un po’ di tempo ci scatenammo, su quel frangente, voglio dire, d’altronde avevamo un sacco di tempo a disposizione e ci furono interi giorni in cui non facemmo altro che sesso e, ripetutamente, altro sesso, che diavolo, sperimentammo veramente di tutto, si può dire, e fu un bel periodo, si intende, se non, ovviamente, per il fatto che il tutto alla fine non era completamente appagante, visto che ad A. C. non era possibile venire.
Purtroppo questa Regola era assolutamente inviolabile, la Noia svolgeva questo compito maniacalmente e nessuno era in grado di arrivare a un livello di eccitazione sufficientemente alto per riuscire a venire, per colpa della Noia, e nessuno, proprio nessuno, e quando intendo nessuno intendo nessun uomo e nessuna donna, aveva mai sperimentato un orgasmo ad A. C.; voglio dire, da quando c’era il Grigio. Devo dire che tutta questa faccenda era stata organizzata in maniera piuttosto subdola, da parte del Grigio, decisamente in modo piuttosto subdolo, poiché, per contrasto, non aveva posto alcuna limitazione riguardo ai rapporti sessuali, il Grigio, anzi, e questa è la parte più meschina, la città pullulava di bordelli di ogni genere e per ogni gusto, e non solo, non solo, e questo forse risulterà incredibile, si, decisamente un atto di puro e folle sadismo da parte del Grigio, insomma, in giro per la città erano disseminate queste casupole in cemento il cui scopo era, diciamo, quello di consentire alla gente di masturbarsi in privato durante i tragitti a piedi. Sembra impossibile, certamente si potrebbe pensare e sarebbe assolutamente assennato supporre che in realtà fossero solo dei bagni pubblici utilizzati anche per questo imbarazzante proposito, e invece le cose non stavano così, perché quel Grigio era proprio un meschino, quel Grigio, e quelle casupole non avevano proprio nulla a che vedere con un bagno pubblico, decisamente nulla, poiché al suo interno non vi era traccia di un gabinetto, nossignori, c’era invece una sedia di metallo, un lavandino, una scorta di salviette di carta e un grosso raccoglitore contenente una vastissima collezione di immagini, ed erano veramente le immagini più disparate, tant’è che potevano stuzzicare le fantasie di ogni tipologia di avventore, uomo o donna che fosse, e soddisfare i più disparati orientamenti sessuali. Per fugare ogni dubbio, tra l’altro, vi era anche una targhetta sulla porta che raffigurava due stilizzate figure, una maschile e una femminile, che si toccavano i genitali, anche se non era una raffigurazione volgare, nient’affatto, non erano realmente raffigurati i genitali, quindi in realtà potevano perfettamente sembrare due persone che si stringevano la vescica, e non i genitali, come se non potessero più trattenere un incontenibile bisogno fisiologico; l’urina, di fatto, ma il punto è che effettivamente questo non faceva altro che indurre nell’utente la sensazione che entrare e masturbarsi fosse un bisogno fisiologico improrogabile, e se si considera tra l’altro che i cubicoli erano di fatto mantenuti in uno stato di pulizia ineccepibile, poiché vi era effettivamente un servizio di pulizia efficientissimo, come per quasi ogni luogo, del resto, ad A. C., ecco, se si considerano queste cose tutte assieme, allora si può perfettamente comprendere il motivo per cui questi posti risultavano decisamente frequentati, ad A. C., e questa era veramente una somma cattiveria, da parte del Grigio, perché la gente di fatto come già ho detto non poteva venire, e questo la gente lo sapeva ancora prima di entrare, e questo era terribile, diabolicamente terribile, non c’è dubbio su questo, perché la gente si sentiva costretta ad entrare e masturbarsi ma allo stesso tempo sapeva in partenza che l’atto non avrebbe portato a nessun risultato, come dire, e questo era terribilmente deprimente, e la gente chiaramente non ne traeva nessun giovamento,  assolutamente nessun giovamento, ma solo frustrazione e ovviamente una gran perdita di tempo, e la Noia traeva da questo un grandissimo aiuto nel suo sporco lavoro, lo sporco lavoro della Noia, e questa è una cosa da non sottovalutare, da non sottovalutare assolutamente, perché alla fine questa faccenda della masturbazione era tra tutte proprio la faccenda che più alimentava la Noia, ad A. C., e quindi risulta evidente il motivo per cui il Grigio si era preso tutta questa briga di costruire i cubicoli eccetera, quel dannato di un Grigio, quel dannatissimo meschino che non era altro quel Grigio.
Ora, tutto questo nulla toglie al fatto che per un po’ di tempo, fintanto lei rimase tra Noi, per lo meno, passammo parecchio tempo insieme a fare l’amore, e probabilmente questo ci fece anche abbastanza bene, direi, ci fece sentire un po’ meno soli, direi, per lo meno io mi sentii sicuramente un po’ meno solo; su di lei non potrei invece garantire con altrettanta convinzione, ma questo è collegato a tutto il discorso che ho già fatto riguardo alla sua scarsa sopportazione alla Noia e tutto il resto, e io non potevo farci nulla, proprio nulla, se non vederla piangere davanti allo specchio o sentirla gemere durante i sonni agitati, e non era particolarmente piacevole, anzi, non era proprio per nulla piacevole, ma io cosa avrei potuto darle di più, d’altronde, cosa avrei potuto per farla sentire meno sola che fosse più intenso della suprema unione che provano due persone durante il rapporto sessuale, assolutamente nulla, non potevo darle assolutamente nulla di più, se non consideriamo l’amore, ovviamente, ma è evidente e ovvio che l’amore non è una cosa di cui avrei potuto disporre, certamente non avrei potuto mai disporne, visto che come ho già detto molte volte la Noia sapeva fare molto bene il suo lavoro, lo sporco lavoro che la Noia decisamente sapeva svolgere veramente molto bene.
E così la cosa andò avanti per un po’, e la Polvere ci guardava indifferente e tranquilla. Ma alla fine, come ho detto, fu riportata indietro, e mi lasciò nuovamente solo con la Polvere.
È molto meglio così, pensai. È sicuramente molto meglio così per entrambi, pensai.

[continua] 

venerdì 10 ottobre 2014

A. C. 2

Fui molto sorpreso di vederla seduta al mio tavolo. Era la prima persona che incontravo ad A. C. che conoscessi da Prima. E non pensavo, francamente, che avrei mai potuto incontrare una delle persone della mia vita di Fuori in quel posto. Come aveva fatto ad entrare in città?
Mi sedetti di fronte a lei senza parlare. Cercai di assumere un’espressione vagamente maliziosa, come se sapessi qualcosa che lei ignorasse riguardo la sua presenza lì, ma in realtà ero decisamente sorpreso. Che ci fai qui? Le chiesi sorpreso. Lei non rispose. Allora la guardai per la prima volta negli occhi, troppo concentrato com'ero stato fino a quel momento su me stesso e il tipo di reazione da mostrarle, e mi accorsi subito che lei era lì, o meglio, il suo corpo era lì, ma non esattamente lei. Lo sguardo era vuoto, quasi vitreo, e non sembrava aver avuto alcun tipo di reazione alla mia presenza. Anzi, sembrava che nemmeno se ne fosse accorta, guardava un punto indefinito sulla tappezzeria dietro la mia schiena. Mi accorsi anche di altre cose. Era molto più magra di come la ricordassi, emaciata, sembrava anche molto più vecchia.
Ora, siccome ne avevo già visti parecchi arrivare in quelle condizioni, la cosa non mi sorprese affatto. Per un momento avevo immaginato che, per il semplice fatto che fosse l’unica persona che conoscessi in mezzo a tutti gli altri, potesse non essere collegata al motivo che spingeva tutti gli altri Noi a trovarci in quel luogo, e con un pizzico di egocentrismo avevo immaginato che la causa della sua presenza potessi essere esclusivamente io, e conseguentemente che anche le sue modalità di arrivo fossero avvenute per una strada diversa, magari una strada segreta. In seguito, ripensandoci, non ho mai capito effettivamente come stessero le cose, e probabilmente quel pensiero non era così lontano dalla realtà; sta di fatto che quando mi resi conto che il suo stato era identico a quello di molti altri nuovi arrivati rimasi quasi deluso nel constatare che probabilmente si trattasse semplicemente di un altro Ospite degli Hotel.
La cosa tra l’altro mi venne subito confermata dall'arrivo della cameriera: portava due caffè, e uno doveva essere per lei. Ci guardò scocciata perché a quanto pare la mia compagna di tavolo non aveva ancora fumato la Prima Sigaretta, e, distratto com'ero stato da quell'improvvisa apparizione, anch'io me n’ero completamente dimenticato. Tirai fuori il pacchetto di Nazionali che avevo preso dal comodino pochi minuti prima e mi affrettai ad accendermene una; siccome lei davanti a me non si era mossa (ne aveva cambiato espressione, invero) ipotizzai che non fosse ancora stata messa al corrente di quella Regola; così, mentre guardavo la cameriera con aria indulgente e imbarazzata allo stesso tempo, tirai fuori un’altra delle mie e gliela porsi.
Niente. Non vi fu nessuna reazione, nemmeno si era accorta del mio gesto. Continuava a guardare quel punto dietro la mia schiena chissà dove. Avevo davanti a me un sacco vuoto. Il mio imbarazzo nei confronti della cameriera crebbe ancora, addirittura mi salì un lieve moto di rabbia nei confronti di quel volto inebetito. Mi alzai goffamente e le incastrai la sigaretta tra le labbra, quindi gliela accesi. Funzionò, grazie al cielo, perché finalmente si mise a fumare; addirittura distolse lo sguardo da quel maledetto punto vattelapesca e per un momento mi guardò negli occhi. Cazzo, la signorina qui non può servirci finché non abbiamo finito di fumare, capisci? Le dissi spazientito. Fece un impercettibile segno di sì con la testa, ma forse me lo immaginai soltanto, vai a saperlo. Seguirono lunghi minuti di silenzio durante i quali avrei voluto sotterrarmi. Quella dannata cameriera continuava a squadrarmi corrucciata mentre aspettava spazientita che finissimo. Diedi un ultimo tiro frettoloso e la spensi; lei fece lo stesso, quasi emulandomi, sebbene non ne avesse fumata neanche metà. Questo non va bene, pensai, sarà il caso che impari a fumare per bene, pensai, perché ai camerieri non piacciono quelli che fumano fino a metà.
Finalmente potemmo avere il nostro caffè. Ormai freddo, ovviamente. Mi aveva piuttosto innervosito tutta questa storia della sigaretta, e quella ebete che avevo di fronte, che sorseggiava il caffè sbrodolandosi tutta, mi faceva irritare ancora di più. Ne avevo visti parecchi, di appena arrivati, ma mai nessuno in condizioni così pietose. Ci siamo passati tutti, volevo dirle, non è mica la fine del mondo, volevo dirle. Ora francamente mi fa male ripensare alla leggerezza con cui l’avevo sommariamente stigmatizzata allora. Col passare dei giorni mi sarei reso conto ben presto che lei non apparteneva affatto a quel posto, non era come Noi. No, lei non aveva nulla da spartire col Grigio, proprio nulla. Non riuscirò mai a capire per quale diavolo di ragione si fosse trovata lì con Noi, con il Grigio, con la Polvere, il Fumo e tutti gli altri. Mi chiedo tra l’altro come diavolo avesse fatto a raggiungere A. C., lei decisamente non era una da quel genere di posto. Era la Noia, era chiaramente la Noia che non poteva sopportare, la Noia, in qualche modo, la uccideva ogni giorno di più, non so quanto sarebbe potuta durare, dico davvero, e lo so che in linea teorica non ne sarebbe potuta morire mai, di Noia, dico, per lo meno non ad A. C., ma ci si avvicinò pericolosamente, e, dico davvero, ho pensato con terrore in certi momenti che forse vigesse un’eccezione alla regola della Morte, per quelli come lei, ovvero per quelli che con quel posto non avevano nulla a che fare, con quelli che con il Grigio non avevano nulla a che fare, voglio dire. La cosa spaventosa è che lei era più vuota degli altri; eravamo tutti un po’ vuoti, in qualche modo, la Noia faceva questo e da che mondo è mondo l’ha sempre fatto, questo, la Noia, però lei era dannatamente più vuota, era molto più vuota, talmente vuota che non poteva essere semplicemente la sua bassa resistenza alla Noia, sebbene la Noia la logorasse ogni giorno di più e su questo non c’è dubbio. Era talmente vuota che sembrava non fosse nemmeno realmente lì, se ripenso anche a tutte quelle notti poi passate insieme, niente, era un fantoccio, era un posticcio di sé stessa, e vorrei si facesse attenzione su questo perché non era un posticcio di sé stessa solo ai miei occhi, cosa che tutto sommato avrei potuto sopportare, forse una percezione aberrante che, non lo so, mi sarei anche potuto indurre involontariamente, no, lei era un posticcio di sé stessa anche ai suoi stessi occhi, era evidente, e ne soffriva bene o male continuamente, e di questo ne sono certo perché era l’unica tra di Noi che avesse conservato la facoltà di piangere, la prima volta che me ne accorsi mi venne un mezzo colpo, quella era davvero un’eccezione alle Regole strabiliante, non che piangesse sempre, per carità, la Noia chiaramente era sempre dentro di lei e sapeva farlo bene il suo sporco lavoro, la Noia, eppure vi erano momenti in cui osservando il proprio riflesso davanti allo specchio riusciva chissà come a liberarsene, della Noia, e questo è davvero strabiliante, e piangeva, piangeva silenziosamente mentre copiose lacrime le colavano giù dal mento, ed era quasi uno spettacolo, anche se non potrei definirlo propriamente uno spettacolo perché era una faccenda decisamente triste e dolorosa; eppure era l’unica faccenda che con la Noia non avesse nulla a che vedere, decisamente nulla a che vedere, di cui abbia mai sentito parlare ad A. C.
Era talmente vuota, dicevo, che col tempo ricominciai seriamente a prendere in considerazione l’idea che il Grigio l’avesse portata lì apposta per me, quel dannato di un Grigio; o meglio, che quel dannato di un Grigio l’avesse costruita apposta per me, una copia perfetta, impressionante, piazzata in quel posto che non le apparteneva solo ed esclusivamente per me, per comunicarmi qualche diavolo di monito che non ho mai capito e non riuscirò mai a capire, una di quelle cose subdole tipiche del Grigio, una di quelle cose che se poi magari davvero riuscissi a svelare scoprirei che si tratta di una stupidaggine, e tutto il fascino e l’attesa della scoperta se ne andrebbero su per il camino, sì, proprio una di quelle cose tipiche da Grigio che il Grigio non vede l’ora di propinarti per farti perdere tempo, anche se effettivamente tempo da perdere ce n’era in abbondanza, da quelle parti.
Insomma, alla fine me ne convinsi, che lei era stata messa lì dal Grigio solo per me, e alla fine pensai che si trattasse davvero di un’ingiustizia, di una tortura che lei non poteva meritarsi oltre, arrivai addirittura a pensare queste cose, si, sebbene la Noia con il suo sporco lavoro e tutto il resto mi bisbigliava tutto quel solito disinteresse eccetera eccetera, e così una notte mentre lei dormiva proprio lì affianco a me scesi in strada e mi stava quasi venendo da piangere, lo giuro, mancava veramente poco, mi sembrò quasi di sentire una lacrima inumidirmi l’occhio, non sto scherzando, non so cosa sarebbe potuto succedere, corsi in strada e chiesi al Grigio di mandarla via, per piacere, che quella era una questione tra me e lui, e lei non aveva nulla da spartire con quel posto, non aveva assolutamente nulla da spartire con quel posto, e il Grigio, pensate un po’, mi diede ascolto, mi diede veramente ascolto, ed esaudì le mie richieste, e quando tornai di sopra lei non c’era più. Gli altri mi dissero che non dovevo illudermi, perché probabilmente era semplicemente sparita come tutti gli altri Scomparsi, ma io lo so che non era sparita come tutti gli altri Scomparsi, non poteva essere semplicemente sparita come tutti gli altri Scomparsi, lei era sparita solo quando io l’avevo esplicitamente richiesto al Grigio e mi ero quasi messo a piangere, e questo non poteva essere un caso, dico io, nessuno avrebbe potuto credere ad una cosa del genere, e da quel momento ho cominciato ad avere una sorta di stima, per il Grigio.
Ad ogni modo, dopo aver bevuto il caffè la presi sottobraccio e la accompagnai di sopra. Dissi in direzione che avrebbe alloggiato con me, nella mia stanza al terzo piano. Certamente non potevo lasciarla sola in quelle condizioni. Sono contento di poter finalmente passare la notte con qualcuno affianco, pensai. Non potrà farmi altro che bene, pensai.

[continua]

giovedì 9 ottobre 2014

A. C.

Mi svegliai.
Fuori Grigio, come sempre.
D’altronde solo il Grigio poteva essere adeguatamente incorniciato da quei vecchi infissi squallidi: questo stile anni settanta squadrato e disarmonico, industriale, della Stanza non incontrerà più il gusto di un essere umano per parecchi anni, pensai. Forse nemmeno quando entrerà a far parte della storia dell’architettura antica, pensai.
Ahimè, all’epoca non mi ero ancora adattato all’idea che ad A. C. il tempo semplicemente non scorresse.  Era coperto anche lui dal Grigio, poverino. Era come se anche lui si fosse seduto alla Stazione Nord, stanco e coi vestiti intrisi di Fumo, come tutti gli altri, ad aspettare il Treno, esattamente come tutti gli altri, in una attesa senza fine che… Diavolo, in una attesa senza fine che era solo un dannato, immutabile ed eterno presente.
Infatti (e di questo ne ero già parzialmente consapevole) ciò che induceva la Nausea, in quella Stanza, non era l’arredamento decrepito e obsoleto. Anche perché, volendo essere onesti, non dava l’impressione di logoro vecchiume che uno potrebbe aspettarsi. Anzi, tutto era mantenuto in condizioni assai decorose, e le pulizie erano effettuate puntualmente e con dovizia.
Eppure nulla si poteva contro la Polvere.
E non era a causa della spessa moquette, o a causa della carta da parati ingiallita, o delle pesanti tende alle finestre che scendevano fino al pavimento. No, la Polvere c’era e la polvere doveva esserci, fintanto il Grigio avesse dominato. La Polvere non poteva essere rimossa, perché in un certo senso la Polvere era quel posto più di quanto lo fosse tutto il resto, esattamente come il Fumo, giù al bar. Il Fumo aleggiava etereo per le stanze poco illuminate anche quando nessuno degli avventori fumava.
Il punto è che non ci trovavamo in uno stato transitorio. Le dogane erano chiuse, le stagioni non tornavano, i postini erano stati tutti licenziati. Le Caratteristiche Fondanti dei luoghi non potevano essere mutate, il Grigio l’aveva vietato, e le cose non sarebbero potute stare diversamente, visto che quella era la natura del Grigio e nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio le decisioni derivanti dalla natura stessa del Grigio.
La Polvere e il Fumo erano i due agenti di cui il Grigio faceva principalmente uso per il controllo degli spazi chiusi. E in verità non si trattava di compagni spiacevoli, se parliamo della Polvere e del Fumo. Erano morbidi, indifferenti, carichi di torpore caldo e rassicurante. Non causavano colpi di tosse o attacchi allergici, la Povere e il Fumo, erano, a loro modo, rispettosi. Anche del loro capo, il Grigio stesso, non si può dire nulla di male, se devo essere sincero. Il Grigio era semplicemente disinteressato. Il Grigio sapeva tutto di Noi, ma mai si sarebbe sognato di sputarci sulla testa, tanto per dirne una. Il Grigio era attratto da Noi esattamente come l’Uomo che odia le sigarette. L’Uomo che odia le sigarette è totalmente indifferente al piacere derivante dall’atto del fumare, nemmeno è conscio del fatto che possa esistere una forma di piacere derivante dal fumo, direi. Eppure l’Uomo che odia le sigarette non può fare a meno di fumarsi una sigaretta dietro l’altra. È costretto, è un bisogno morboso che deve placare per forza, chiaro? Così era il Grigio nei Nostri confronti. Il Grigio aveva una curiosità innata nei Nostri confronti, anche se, per certi versi, non gliene importava affatto. Il Grigio sapeva tutto di Noi. Ma non avrebbe voluto saperne niente di Noi, il Grigio! Diavolo, sono convinto che se gli avessero dato la possibilità di andarsene ne sarebbe stato entusiasta, il Grigio, avrebbe passato due giorni interi a prepararsi per la partenza, ma poi… Ma poi, proprio poco prima di partire, le valige pronte vicino alla porta di ingresso, il berretto di lana già sul capo, e i biglietti del treno nel taschino del panciotto, ecco, si sarebbe reso conto di quella che era la sacrosanta verità, e la sacrosanta verità sarebbe stata che semplicemente non poteva partire, non poteva farlo, è chiaro, perché la curiosità passiva che nutriva nei Nostri confronti non gli avrebbe permesso di lasciarci, è questa la sacrosanta verità, e anche il Grigio questo l’ha sempre saputo.
Ad ogni modo, la Nausea che provavo, ora lo so, e lo posso dire per certo, non aveva nulla a che vedere e non centrava nulla con la stanza, sebbene fosse una decrepita stanza puzzolente in stile anni settanta, con la moquette al pavimento e tutto il resto, no, non aveva decisamente nulla a che vedere con quella stanza. La Nausea che provavo derivava- e dirlo ora sembra banale ma all’epoca il pensiero era ancora lungi da me (d’altronde ero arrivato da poco), derivava direttamente dal Grigio. Il Grigio era la causa della Nausea di tutta la città. Ci sono ancora degli aspetti doverosi che devo chiarire sul Grigio, infatti. Innanzitutto è opportuno notare che non tutti in città erano d’accordo su quale fosse il corretto appellativo del Grigio. Taluni preferivano chiamarlo Noia. Certamente nessuno avrebbe mai osato chiamare il Grigio Morte, e a ragion veduta, ovviamente, ma questa è una questione un poco più complicata di cui forse è meglio che parli più avanti. Vorrei soffermarmi ora sul fatto che l’appellativo “Noia” aveva in effetti certamente ragione d’essere, per certi versi, perché a volte non si riusciva a capire molto bene se la Nausea di cui tutti parlavano (anche se di nascosto, e con vergogna, anzi, molti non ne parlavano affatto ma di solito erano quelli per cui era ormai troppo tardi, la Nausea li aveva completamente avviluppati) derivasse dall’oppressione del Grigio nel cielo o dalla Noia latente che ognuno di noi percepiva in ogni momento del giorno e della notte. Si diceva che c’era qualcosa nell’aria, si diceva. Altri pensarono che fosse l’inalazione della Polvere o del Fumo, e molti smisero addirittura di vivere al chiuso, per questo motivo, e lasciarono in massa gli Hotel, con il risultato che la città si riempì per un certo tempo di senzatetto, ma poiché alla fine nessuno riuscì mai a liberarsi della Noia latente (non si sentì mai una storia di questo genere, in città), anch’essi si arresero e tornarono alle camere loro assegnate. Posso garantire che non era poi così male dormire sotto la protezione della Polvere delle Stanze degli Hotel. La notte A. C. poteva rivelarsi un posto molto strano, e anche molto pericoloso. Il Grigio, e soprattutto gli Altri, erano molto meno compassionevoli della Polvere e del Fumo.
Comunque sia, alla fine tutti, bene o male, convennero che la Noia era uno stato inevitabile proprio per la presenza del Grigio, e che probabilmente era parte integrante del Grigio stesso, o meglio, era la nostra Caratteristica Fondante che il Grigio non avrebbe reso temporanea, era l’agente con cui ci controllava dall’interno, proprio come la Polvere controllava le Stanze degli Hotel, gli Uffici e tutto il resto e il Fumo vigilava sui locali.
Come ho detto, mi svegliai. Pensai alcune cose sulla stanza, come ho detto, quindi mi alzai con fatica, il letto era caldo e il Grigio fuori dalla finestra non mi invogliava certo ad uscire dal letto. La stanza però era calda, e la Polvere, solidale, rendeva l’aria ovattata; devo dire che questi due fattori insieme resero i miei risvegli in quella Stanza sempre molto confortevoli. Mi lavai, mi vestii e, preso un pacchetto di sigarette dal cassetto del comodino, scesi per fare colazione. È brutto che si debba cominciare a fumare così presto in questo posto, pensai. Non farà certo bene alla mia salute, pensai.

[continua]